Meditazione: prestazione sportiva e controllo del peso

La meditazione per la prestazione sportiva e il controllo del peso

Si dice che le gare sportive siano, in molti casi, determinate per il 90% dalla mente e solo per il 10% dal fisico. Una mancanza di attenzione e una momentanea sfiducia può facilmente comportare la perdita del podio. Negli US Open di tennis del 2011, Roger Federer, uno dei tennisti di maggior successo di sempre, perse la semifinale contro Novak Djokovic, sbagliando i due punti match sul servizio dell'ultimo set. Dopo la partita confessò che, prima del match-ball, era molto eccitato perché tutto stava procedendo alla perfezione. Invece, quindici minuti dopo, si rese conto di lasciare il campo da perdente. Questo esempio mostra come un pensiero disfunzionale, seppur di bassa entità, in condizioni particolarmente delicate, come negli sport di elite, (ma anche in un soccorso rischioso da parte di un pompiere o in un audace intervento di polizia), possa fare la differenza tra il successo e la sconfitta. Essere consapevoli e presenti in questi momenti è la chiave del trionfo sportivo, ed ecco perché sempre più atleti professionisti come Kobe Bryant, LeBron James, Michael Jordan e molti altri, si stanno rivolgendo alla meditazione per ridurre lo stress, migliorare la focalizzazione e diminuire l’ansia durante una prestazione atletica.

Molti atleti confessano di aver vinto le proprie gare grazie ad una particolare condizione psicologica e fisica che, generalmente, viene definita come “flusso” o “zona”, cioè una sensazione di libertà derivata dall’assenza di pensieri negativi e da una particolare condizione di autocoscienza e di esperienza autotelica.[1] Il fenomeno del flusso è stato teorizzato nel 1975 dallo psicologo americano Mihaly Csikszentmihalyi,[3] il quale riscontrava che, in determinate condizioni pratiche, il soggetto che sviluppa l’azione persiste nel suo lavoro, ignorando stanchezza e disagi, se l'atto produce in lui una soddisfazione connaturata, ottenendone così un’automotivazione intrinseca (autotelica) al proseguo dell’attività, ovvero un godimento nel fare, indipendentemente dal risultato finale ottenuto, per un’esperienza di completa immersione nel compito svolto.[2, 4] 

Figura n. 1 -  Modello del flusso di Csikszentmihalyi – Entrare o meno nello stato di flusso dipende da come il soggetto percepisce le sfide che l’ambiente gli pone e da quali abilità esso dispone per fronteggiarle. L’equilibrio tra queste due componenti porterà all’esperienza di flusso, cioè al coinvolgimento totale (comportamentale, cognitivo ed emotivo) della persona, per un godimento puro e completo, in grado di accrescere la propria autostima e di saggiare nuovi livelli di competenza.

I processi cognitivi che coinvolgono l’attenzione e la consapevolezza del presente, sono aspetti fondamentali per produrre un’esperienza di flussonegli atleti.[5] La meditazione, quindi,  può creare una base per l'esperienza di flusso[6, 7, 8] in quanto implica consapevolezza e attenzione alle esperienze nel momento in cui si svolgono, in modo non giudicante e accettante.[9, 10, 11] 

In campo sportivo, la meditazione si è dimostrata particolarmente utile per ridurre lo stress pre-gara che colpisce molti atleti alla vigilia di una competizione. Alcuni sport, in particolare quelli in cui si richiede calma e precisione, risentono in modo particolare della condizione di ansia. Ricerche svolte su golfisti e tiratori[12, 13] hanno appurato che, già dopo 4 settimane, la meditazione è in grado di ridurre lo stress pre-competitivo, evidenziato da minori livelli di cortisolo (ormone dello stress), migliorando al contempo la precisione di tiro degli atleti.

Un altro studio, ha constatato che la meditazione porta ad una riduzione della concentrazione di lattato negli atleti (composto coinvolto nei meccanismi energetici), supponendo che tale effetto potrebbe essere conseguente ad una riduzione della produzione di noradrenalina.[14]

Altre ricerche hanno voluto verificare se la meditazione potesse influenzare la possibilità di incorrere in un infortunio e modificare i tempi di ritorno alle gare dopo un evento traumatico. Ivarsson e colleghi[16] hanno osservato che un programma incentrato su esercizi di meditazione per il miglioramento dell'attenzione, potrebbe ridurre il rischio di lesioni, mentre Mahony e Hanrahan[15] hanno appurato che la meditazione e la consapevolezza, attuate durante il periodo di guarigione da un incidente, potrebbero portare gli atleti a gareggiare in modo migliore, riducendo la paura di un re-infortuno durante la fasi di gara più concitate.

Per concludere, la ricerca ha sperimentato che non tutti i tipi di meditazione sono ugualmente adatti ai diversi tipi di sport. Esistono, infatti, due tipi di meditazione generalmente studiati: la meditazione focalizzata sull’attenzione (FAM – Focused Attention Meditation) in cui si richiede di focalizzare volontariamente l’attenzione su di un elemento scelto (ad esempio la respirazione) e la meditazione a monitoraggio aperto (OMM – Open Monitoring Meditation) utile per valutare le esperienze di momento in momento, senza doversi concentrare verso una condizione particolare.[17, 18] Negli sport di tipo Closed Skills (o ad abilità chiuse) come il tiro con l'arco, il golf, la ginnastica, ecc, l'ambiente di azione rimane relativamente stabile nel tempo. Questi sport richiedono un’attenzione sostenuta su una sequenza predeterminata di azioni e per tale motivo potrebbero beneficiare meglio di una meditazione di tipo FAM. Al contrario gli sport Open Skills (ad abilità aperte), come gli sport di squadra, di combattimento e tutti quegli sport in cui l’ambiente esterno è in continuo cambiamento, vedrebbero meglio un training meditativo rivolto verso la modalità OMM.[18]

Meditazione e controllo del peso

Mantenere un corretto peso corporeo per un lungo periodo a seguito di un iniziale dimagrimento, è uno dei problemi maggiori nel trattamento dell’obesità. Principali fattori nel riacquisto di peso, dopo il dimagrimento, sono le variabili psicologiche (sintomi depressivi, stress, fame e disinibizione) e quelle comportamentali (diminuzione dell’attività fisica, consumo eccessivo di alimenti grassi, maggior tempo davanti alla TV, riduzione della frequenza di controllo del peso corporeo). [19, 20, 21]Purtroppo, è noto che l’assunzione di cibo non è attuata solo per rifornire il nostro organismo del carburante necessario alla vita. In moltissimi casi accade che, attraverso il cibo, si compensino paure, emozionalità profonde e, soprattutto, stati di stress, da cui possono derivare sia situazioni peggiorative dell’obesità [22] sia episodi bulimici.[23] Il cortisolo, ormone dello stress, gioca un ruolo fondamentale nella regolazione di tali condizioni.[24]Sappiamo, infatti, che i glucocorticoidi (famiglia di ormoni di cui fa parte il cortisolo) quando somministrati, portano ad un particolare appetito per il saccarosio,[25] iperfagia e aumento di peso,[26] tanto che, negli uomini sani, l’assunzione di cibo è aumentata drasticamente dopo 4 giorni di somministrazione di cortisolo[27] e nei pazienti oncologici si è appurato un deciso incremento dell’appetito dopo l’assunzione di un corticosteroide (prednisolone).[28] Allo stesso modo, vi sono prove di come gli steroidi surrenalici aumentino l’appetito, non solo per i carboidrati, ma anche per i grassi e modifichino la durata dei pasti. [29, 30] Analizzando numerose revisioni sistematiche della letteratura, si è evidenziato un effetto positivo della meditazione nei confronti della riduzione dello stress nelle persone sane.[31] Gli interventi di consapevolezza che si concentrano in modo specifico sull’introito di cibo, possono rivelarsi estremamente utili per promuovere comportamenti alimentari migliori e sostenere la perdita di peso.[32] Due revisioni del 2014 mostrano che la meditazione è idonea anche nei confronti del consumo compulsivo ed emotivo di cibo, con risultati non sempre concordi in merito alla perdita di peso,[33] supportando l'efficacia degli interventi basati sulla consapevolezza.[34 Dello stesso parere sembra essere la più recente revisione[35] in cui si afferma che gli interventi di meditazione sono moderatamente efficaci per la perdita di peso, mentre si dimostrano estremamente validi nel ridurre i comportamenti alimentari legati all'obesità.

 

Bibliografia

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