Risposte molecolari diverse nei muscoli umani allenati e non allenati

Risposte molecolari diverse nei muscoli umani allenati e non allenati

Articolo dell’anno 2020 per la rivista dell’ACSM, Medicine & Science in Sport & Exercise
 
Sembra che il muscolo scheletrico umano abbia una maggiore sensibilità agli stimoli indotti da esercizio quando è stato precedentemente allenato (cioè possiede una "memoria muscolare”). Seaborne et al. (2018) hanno recentemente dimostrato che le modificazioni epigenetiche indotte dall'allenamento della forza sono mantenute anche dopo 7 settimane di detraining e potrebbero parzialmente spiegare l'aumento della risposta ipertrofica successiva ad ulteriori sovraccarichi.
 
Per verificare tale ipotesi un gruppo di ricercatori dell’Åstrand Laboratory, della Swedish School of Sport and Health Sciences, di Stoccolma, in Svezia, guidati dal ricercatore Marcus Moberg, ha sottoposto 19 donne e uomini senza precedenti esperienze di allenamento a 10 settimane di training per la forza unilaterale degli arti inferiori (leg press e leg extension tre volte a settimana, con carichi ad onde, dal 70-75% e dal 80-85% di di una ripetizione massimale [1RM]), seguite da 20 settimane di riposo dall’esercizio.
 
Successivamente, è stata eseguita un’ulteriore sessione di esercizi controresistenza, questa volta per entrambi gli arti inferiori (75% di 1RM, fino a cedimento), e poi condotte biopsie del vasto laterale prelevate a riposo 1 h dopo l'esercizio in entrambi gli arti inferiori (arto memoria e arto controllo) da cui sono stati ricavati gli studi sull’espressione genica di ABRA, ANGPT2, ANGPTL2, AXIN1, FBXO32, MSTN, MYF6, MYOD1, MYOG, PPARGC1A -exon 1a, PPARGC1A -exon 1b, PPARGC1A totale (PGC1α), SETD3, SPRYD7, TGFB1, TRAF1, TRIM63 e UBR5 e sulla possibile metilazione del DNA muscolare (attraverso analisi al bisolfito e pirosequenziamento).
 
L’arto già allenato in precedenza (arto con memoria) è risultato significativamente più forte della gamba di controllo dopo 20 settimane di detraining sia nella pressa che nella leg extension. Non ci sono state, tuttavia, differenze particolari nella sezione trasversale delle fibre muscolari (CSA). Pertanto, le differenze osservate non possono essere attribuite al numero di nuclei cellulari alterato, ma è più probabile che derivino da modificazioni epigenetiche, da attività acetilasi/deacetilasi, o attività fosforilasi/defosforilasi o da altri adattamenti strutturali.
 
Lo studio ha dimostrato che l'allenamento continuo della forza altera i tassi di sintesi proteica sia a seguito di riposo, che quando indotti dall’esercizio fisico. I risultati indicano che il tasso di sintesi proteica al basale tende ad aumentare, mentre l'entità della sintesi indotta dall'esercizio si riduce via via che migliora lo stato di allenamento. Non è noto se e quanto rapidamente il detraining alteri questa risposta, ma è evidente che l'inattività fisica o il disuso muscolare riducono rapidamente i tassi di sintesi proteica muscolare
 
In sintesi, lo studio ha dimostrato che l'espressione genica e la segnalazione cellulare, sia al basale che post esercizio, sono importanti per gli adattamenti muscolari indotti dall’allenamento della forza e possono essere alterati da un precedente training e che, alcuni dei cambiamenti osservati, sembrano essere dipendenti dal sesso.
 
In conclusione, non è possibile dire se l'allenamento rappresenti, in generale, uno stimolo verso l’aumento o la riduzione di tali parametri, visto che i geni e le proteine studiati hanno mostrato una risposta sia sensibilizzata che repressa (risultato supportato anche da precedenti ricerche, le quali mostrano che i processi molecolari nel muscolo allenato sono sia sovraregolati che sottoregolati e che l'effetto complessivo dell'allenamento deve essere valutato in modo specifico per gene e proteina). Comunque, complessivamente, i risultati dello studio svedese di Marcus Moberg indicano che alcuni dei tratti molecolari distintivi dei muscoli allenati per la forza, possono essere preservati dopo 20 settimane di detraining.
 
 
 
Training e memoria genetica